A 92 anni, si è spento Sauro Tomà, leggenda, a suo modo, del Grande Torino. Era l’ultimo superstite della mitica squadra granata, perita nella tragedia di Superga il 4 maggio 1949. Lui, su quel maledetto volo per e da Lisbona, non era salito per la fatalità di un infortunio a un ginocchio che lo aveva costretto a fermarsi. Giocò nel Torino 77 partite, lo lasciò nel 1951 per chiudere la carriera nel Brescia e poi nel Bari. Non era un giocatore qualunque. Aveva stoffa, davvero. Spezzino di nascita, era stato notato da Ferruccio Novo che nel ’47 lo portò a vestire la maglia granata: era un terzino di valore e aveva saputo conquistarsi un posto in quel Torino di fenomeni, superando le difficoltà iniziali dovute a problemi polmonari e a qualche dubbio societario. Tomà era il sostituto naturale di Virgilio Maroso, terzino titolare, ed era diventato molto amico di Valentino Mazzola. Si meritò titoli ed encomi dopo le sue prime apparizioni in maglia granata. Dopo Superga gli fu difficile restare col pensiero di aver perso amici e compagni e qualche dissidio coi dirigenti lo portò alla decisione di lasciare il Torino. Chiusa la carriera nel ’55, era comunque sempre legatissimo alla maglia granata: abitava vicino al Filadelfia e partecipava a tutte le manifestazioni che riguardavano il club e il ricordo del Grande Torino. Fra le altre cose, ha scritto libri per testimoniare e per raccontare tutta la sua carriera granata e quello che era quella indimenticabile squadra.