Il mondo dei musei è ricco di esempi eccentrici, ma forse quello che si trovava a Parigi nel XX secolo superava ogni immaginazione. Immaginatevi: una tranquilla passeggiata con la famiglia, in attesa di visitare un ambiente buio e silenzioso, solo per essere accolti dalla vista di corpi senza vita esposti dietro a una vetrata. Un vero e proprio obitorio!
Questa straordinaria esposizione era la Morgue di Parigi, diventata una delle attrazioni più singolari per i parigini e i visitatori della fine dell’Ottocento. Sebbene possa sembrare bizzarro ai nostri occhi moderni, questa pratica rifletteva un’epoca in cui la morte e il crimine erano diventati spettacolo pubblico.
La Morgue parigina si trasformò rapidamente in una sorta di teatro dove i corpi dei defunti, spesso recuperati dalle acque della Senna, venivano esposti al pubblico su lastre di marmo. Questa prassi attirava quotidianamente fino a 40.000 persone, desiderose di osservare da vicino i resti dei sfortunati.
In modo interessante, l’esposizione aveva anche uno scopo ufficiale: aiutare nell’identificazione dei morti senza nome della città.
Parallelamente, i musei di cere, simili alla Morgue nell’intento di mostrare la realtà in modo spettacolare, rappresentavano un’altra faccia della stessa medaglia.
Luoghi come il Grévin, ancora oggi aperto, nascevano con l’idea di rendere “vive” le storie riportate dai giornali, creando una connessione diretta tra l’attualità e l’intrattenimento pubblico. In altre parole, sulla stessa strada si potevano trovare corpi morti ovunque, ma con obiettivi molto diversi.
In alcuni casi, corpi particolarmente noti esposti alla Morgue venivano sostituiti con repliche in cera per mantenere alta l’attenzione mediatica.
Tuttavia, questa pratica sollevava questioni etiche e morali, portando infine alla chiusura dell’esposizione nel 1907.