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Il “cimitero delle navi” di Ravenna. Gli armatori sono irrintracciabili, 13 milioni di euro per smantellare tre relitti.

Il “cimitero delle navi” di Ravenna, situato nelle vicinanze del porto, del canale di scolo Candiano e della pialassa Piomboni, è destinato a subire un significativo processo di smantellamento nel corso del 2024.
Questo luogo ospita imponenti carcasse di tre navi abbandonate nel porto da oltre quindici anni, creando una suggestiva e inquietante atmosfera. L’operazione di rimozione delle carcasse, in parte già avviata, richiederà un considerevole investimento complessivo di 13 milioni di euro.
La complessità delle procedure necessarie per rimuovere le navi è notevole, richiedendo un progetto dedicato, personale specializzato e macchinari appositi. Fabio Maletti, segretario generale dell’Autorità di sistema portuale di Ravenna, spiega che le navi non possono essere trainate in porto e devono essere demolite sul posto, tagliate con una fune diamantata, con i pezzi successivamente movimentati tramite gru e trasportati in cantiere per il completamento della demolizione.
L’urgenza dello smantellamento è accentuata dai problemi di inquinamento ambientale, con la zona della pialassa Piomboni indicata come una delle aree marittime più inquinate del Paese dalle associazioni di settore.
La demolizione della prima nave comporterà un costo superiore a 7 milioni di euro, mentre la seconda e la terza avranno costi di demolizione rispettivamente superiori a un milione e a oltre quattro milioni di euro.
L’autorità portuale procederà con un bando tra febbraio e marzo per la selezione dell’appaltatore, e una volta che la gara sarà aggiudicata, inizieranno i lavori di demolizione. Una parte dei fondi necessari sarà fornita dalle casse del porto, mentre l’altra parte sarà coperta da fondi ministeriali destinati a problemi simili.
Il fondo ministeriale è stato istituito per affrontare la questione diffusa dei cimiteri delle navi abbandonate che affligge i porti italiani, con l’obiettivo di contrastare l’abbandono delle navi nei porti, una pratica spesso adottata da armatori stranieri difficilmente identificabili.
Le tre navi abbandonate a Ravenna, di proprietà iniziale di Gazprom e successivamente vendute a società ucraine, erano presenti nel cimitero delle navi da almeno quindici anni. La loro demolizione è resa complicata dalla difficoltà nel risalire agli armatori, spesso stranieri e difficilmente individuabili. Queste navi, identificate come Orenburg Gazprom, Nikolaev e Vomvgaz, trasportavano materiali inerti di basso valore.
In passato, le carcasse delle navi sono state oggetto di lavori costosi, tra cui bonifiche dagli idrocarburi e spostamenti. Alcune di esse erano state sequestrate per vari motivi, poi dissequestrate senza che nessuno si presentasse per reclamarle. L’esempio della nave Berkan B, abbandonata nel 2009 da un armatore turco a causa dei debiti, è emblematico: è stata demolita solo qualche anno fa.
Il destino delle navi riflesse anche il destino dei loro equipaggi, che, una volta abbandonate, spesso affrontano la stessa sorte: mancanza di stipendio e di tutele. Per tutelare i lavoratori marittimi, a Ravenna è operativo il comitato welfare della gente di mare, che si impegna nella difesa dei diritti dei lavoratori abbandonati nel porto d’arrivo delle navi dimenticate.

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