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Teramo. Parroco vieta il rito funebre alle ceneri e definisce atei i familiari che le conservano in casa.

Vi metto al corrente di un episodio che non so definire: al momento sono troppo arrabbiata. Ho chiesto per volontà di mia madre di organizzare una funzione molto intima ad un anno dalla morte di mio padre a cui, per ovvie ragioni pandemiche, non fu possibile fare esequie religiose. Lei sta morendo per un linfoma. Ebbene, ad un anno dalla morte, ho chiesto a Don Giuseppe, parroco di Colleparco, una cerimonia intima con le ceneri di mio padre portate in chiesa. Scopro, ma mi adeguo, che le ceneri di un defunto non sono ammesse in chiesa. Sorge spontanea la domanda: perché? Certamente sono esistenti regole canoniche che non conosco, ma, oltre queste, sarebbe interessante sapere le motivazioni che sono a monte e se alla luce di nuove prassi potrebbero essere cambiate. La cremazione resta ugualmente una “soluzione” di serie B per la Chiesa? Intuisco che tutto questo riguarda la concezione del corpo dopo la morte e la sua resurrezione, ma per tutti i corpi dispersi nel corso dei secoli come la mettiamo? Aggiungo l’affermazione più grave del parroco: io e la mia famiglia, per il fatto di avere in casa le ceneri di un defunto e anche quelle della cara nonna materna, non siamo più parte della Chiesa Cattolica e giudicati atei. La conversazione è registrata.

Monica Cipro

fonte: certastampa.it

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