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Roma. “Rischio sanitario”: troppi morti e un migliaio di salme in attesa di cremazione al Flaminio.

E alla fine è arrivata la protesta di tutto il comparto funebre privato nella lunga diatriba che vede da una parte Ama Cimiteri Capitolini e dall’altra Roma Capitale Dipartimento Servizi Delegati, che si rimpallano la responsabilità dei ritardi nelle cremazioni, al netto dell’aumento di morti di questi ultimi due mesi.
Per Ama infatti buona parte dei ritardi sono dovuti alla lentezza e alla burocrazia del Campidoglio e ai contenuti del contratto di appalto. Per il Campidoglio “le pratiche di autorizzazione per cremazioni e affidi vengono consegnate da Ama sovente incomplete e con macroscopici errori“. Fatto che “costringe i dipendenti dell’Ufficio servizi funebri e cimiteriali di questo Dipartimento ad effettuare la disamina dei fascicoli, finalizzati alla concessione delle autorizzazioni, con tempi estremamente ridotti e con il rischio di non riuscire ad assicurare il loro corretto svolgimento” come ha scritto il direttore del Dipartimento Antonello Mori. Chiedendo anche “agli uffici Ama Cimiteri Capitolini di prestare maggiore attenzione alle istruttorie dei predetti Servizi Funebri e Cimiteriali“. Il tutto aggravato dal fatto che ogni pratica è svolta interamente a mano. Il servizio non è in alcun modo digitalizzato. Anche se, assicura il direttore Mori, “i procedimenti lavorativi del settore dei Servizi Funebri e Cimiteriali sono in corso di reingegnerizzazione allo scopo di dare attuazione a quanto previsto dalle recenti norme“.
In tutto questo Efi (Eccellenza Funeraria Italiana) e Federcofit (Federazione Comparto Funerario Italiano), le due organizzazioni nazionali di categoria, hanno scritto alla sindaca Virginia Raggi, all’assessora ai Servizi funebri e cimiteriali Laura Fiorini e a Salvatore Buccola, direttore dipartimento servizi delegati, per richiedere l’istituzione di un tavolo tecnico permanente. Sono anni, dicono infatti le due organizzazioni, che denunciamo lo stato dei cimiteri e il servizio di cremazione. Di più. “Roma è l’unica città non solo in Italia, ma in tutto il mondo, in cui per ottenere l’autorizzazione alla cremazione è necessario attendere non meno di 15 giorni; se poi una famiglia chiedesse di poter conservare le ceneri presso la propria abitazione, come previsto dalla Legge 130/2001, l’attesa richiede oggi non meno di ulteriori 30 giorni“. Non solo: “Abbiamo assistito, e continuano ad assistere, ad un continuo rimpallo di responsabilità fra l’Amministrazione capitolina e Ama spa che imputano rispettivamente ai contenuti del contratto di appalto e alla lentezza dei funzionari preposti alle autorizzazioni l’origine di gravi disservizi che si ripercuotono inevitabilmente sulla collettività“. Efi e Federcofit denunciano poi i gravissimi rischi igienico sanitari legati alla sosta per lunghi periodi, presso i depositi del Flaminio e del Verano, dei feretri destinati alla cremazione che, “per via delle loro caratteristiche di confezionamento“, rappresentano vere e proprie “bombe biologiche” che possono esplodere da un momento all’altro. Negli stessi locali poi vengono custoditi defunti per Covid e defunti per altre malattie o per cause naturali, “con tutti i conseguenti pericoli di diffusione del virus“. E, sottolineano, “nel nostro ordinamento grandi sono le responsabilità del sindaco in materia di igiene e sanità pubblica“.

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