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Lutto nel mondo del calcio morto a 85 anni Cesar Luis Menotti, l’allenatore che vinse i Mondiali del 1978 con l’Argentina.

Cesar Luis Menotti, l’indimenticabile allenatore che ha portato la nazionale di calcio dell’Argentina alla vittoria dei Mondiali del 1978, è scomparso all’età di 85 anni. La notizia è stata annunciata dalla Asociación del Fútbol Argentino (AFA), la federazione calcistica nazionale.
Nato a Rosario il 22 ottobre 1938, sebbene il suo certificato di nascita fosse stato registrato solo il 5 novembre successivo, Menotti ha segnato la sua impronta nel calcio sia come giocatore che come allenatore. Durante gli anni ’60, ha calcato i campi da gioco come attaccante per tre importanti squadre del suo paese natale: Rosario Central, Racing Club e Boca Juniors.
Nel 1967 ha varcato l’Atlantico per unirsi ai New York Generals, ma la sua avventura negli Stati Uniti è stata breve a causa del fallimento della squadra l’anno successivo. Ha concluso la sua carriera calcistica professionale in Brasile, indossando le maglie del Santos e del Clube Atlético Juventus di San Paolo.
Tuttavia, è stato come allenatore che Menotti ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del calcio argentino. Guidando la nazionale durante i Mondiali del 1978, ha portato l’Argentina alla vittoria finale contro i Paesi Bassi con un memorabile 3-1 in finale.
Questa vittoria ha segnato un momento epocale per il calcio argentino, rappresentando il primo trionfo mondiale per il paese.
Tuttavia, questi Mondiali sono stati anche oscurati dalla controversa dittatura militare di Jorge Videla, facendoli diventare noti come i “Mondiali della vergogna”.
Oltre al suo trionfo con la nazionale, Menotti ha allenato anche tre importanti club europei: il Barcellona (1986-1987), l’Atletico Madrid (1987-1988) e la Sampdoria (metà stagione 1997).
Nel 2020, è stato nominato direttore generale della Nazionale argentina, un ruolo che ha ricoperto fino al momento della sua scomparsa.
La sua eredità nel mondo del calcio rimarrà indelebile, ricordata non solo per i successi sul campo, ma anche per il suo impegno nel plasmare il gioco e influenzare generazioni di giocatori e appassionati.

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