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Coronavirus. Chi viene a mancare lo fa in solitudine. Ma non bisogna sacrificare il rito del commiato.

Il dramma dell’emergenza sanitaria da Covid-19 ha coinvolto tutti, ma in particolare le persone che vi lavorano e quelle che necessitano di cure e di terapie intensive. L’aspetto più tremendo e traumatico al quale non è possibile ovviare, e che rende questa crisi globale ancora più dura da affrontare, è che le persone non possono essere assistite dai familiari, anche nel caso di patologie diverse, per la limitazione o il divieto posti agli ingressi nelle strutture ospedaliere. Persone che, fino a poche settimane fa, erano alle prese con i malanni dell’età e che mai avrebbero pensato di finire i loro giorni a causa di un’epidemia tanto sconosciuta quanto terribile, muoiono in solitudine perché privati di una preghiera, di un abbraccio e di una parola di conforto di parenti, amici e conoscenti: nella grande maggioranza dei casi le famiglie, al momento della morte del proprio caro, sono sottoposte a quarantena, presso la propria abitazione. Non solo quindi viene sacrificato il culto dei morti, dove la sepoltura è il segno antropologico della fiducia che ogni civiltà pone in una vita al di là, ma anche il rito del commiato, religioso o laico che sia.
Accanto al lavoro eccezionale e inesauribile dei medici e degli infermieri, esiste anche l’invisibile opera degli operatori funerari. Anch’essi hanno scelto di non sottrarsi ai propri compiti, ben conoscendo il concreto rischio, esposti al contagio sia in ospedale che presso l’abitazione; anch’essi di fronte ai corpi contagiati devono proteggersi per tutelare sé stessi e le proprie famiglie o i parenti del defunto. Professionisti che, ben consci dell’etica che questo tipo di servizio deve garantire, sistemano il morto in qualunque condizione, nel rispetto e nella dignità del defunto e di coloro che restano. Dopo anni di individualismo, questo momento ci sta insegnando che l’unico modo per superare la paura è quello di farlo insieme. Non siamo mai riusciti a fare veramente qualcosa tutti insieme, ma forse questo è un nuovo modo per scuotere le coscienze e cambiare veramente.

Maria Angela Gelati
da ilfattoquotidiano.it

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