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Testamento Biologico: CITbot ce ne parla attraverso l’Intelligenza Artificiale.

A cosa serve e come si fa il testamento biologico? L’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, con Filomena Gallo e Marco Cappato, da sempre impegnati in prima persona e con coraggio sull’argomento, riceve ogni giorno molte domande sul testamento biologico e il fine vita.
Chi si interessa a esso si ritrova a volte disorientato fra molte opinioni contrastanti e documenti, ma cerca invece risposte precise, che possano aiutarlo nella scelta e che siano chiare e affidabili.
L’Associazione Coscioni ci prova ora con CITbot, primo sistema di intelligenza artificiale in Italia che cerca di aiutare i cittadini a esercitare i propri diritti, disponibile in qualsiasi ora, in qualsiasi giorno, pronto a rispondere in tempo reale e, per sua natura, non orientato verso nessuna opinione. CITbot è in grado di rispondere alle domande su a cosa serva il testamento biologico, come si prepari, come si usi.
Il tema del testamento biologico, in Italia, sta emergendo via via sempre di più. Hanno contribuito molto le vicende di Luca Coscioni stesso, di Piergiorgio Welby, di Terri Schiavo, di Eluana Englaro, di DJ Fabo; situazioni che sono state portate tutte all’attenzione dei media, e che hanno fatto riflettere.
Quasi il cinquanta per cento delle persone, negli ultimi anni, com’è emerso dai sondaggi commissionati da più enti indipendenti (fra i quali la Fondazione Veronesi per il Progresso della Scienza), ha perlomeno pensato al testamento biologico: a seguito di quanto letto e sentito, ma molte volte anche di esperienze personali che hanno coinvolto familiari, amici, conoscenti.
La possibilità di trovarsi in una condizione di malattia o lesione cerebrale a seguito di incidente spaventa; la decisione di affidare le proprie volontà al testamento biologico, però, non è comunque mai facile.
La forma di autodifesa che tutti abbiamo dentro ci fa dire: “a me non succederà”, e anche nel momento in cui accettiamo la possibilità che accada, prima di lasciar detto in maniera inequivocabile che cosa fare ci intimorisce di nuovo il pensiero che forse la scienza può comunque sempre fare qualcosa. Lasciare consapevolmente la vita, anche quando è diventata non-vita, è la cosa più difficile.
La consapevolezza di che cosa sia il testamento biologico e, spesso, una propensione maggiore a utilizzarlo si ritrova di più fra i giovani fra i venti e i trent’anni, più preparati, più informati. Sono molto pochi quelli, fra gli interpellati, che di fronte a una situazione estrema vogliono lasciare la scelta finale al medico e alla scienza; anche chi dice che la decisione non spetta a nessuno perché la vita è un dono e va tutelata a ogni costo non è in maggioranza.
Per la larga maggioranza degli interpellati la scelta spetta proprio alla persona che in quella situazione estrema si trova: se la malattia, o una lesione cerebrale irreversibile, come nel caso di Eluana Englaro – morta a Udine il 9 febbraio 2009 dopo 17 anni di stato vegetativo e nutrizione artificiale in stato di totale incoscienza seguiti a un incidente verificatosi quando aveva 21 anni – non si desidera che i trattamenti e la tecnologia tengano in sospeso la vita indefinitamente in modo artificiale.
E l’unico modo per esprimere questa volontà è fare la scelta quando si è ancora in condizioni di piena lucidità mentale.
CITbot, in fase sperimentale, ha bisogno di ricevere queste domande e di “allenarsi” a rispondere meglio e in maniera sempre più accurata. Oltre al testamento biologico, ha iniziato a rispondere anche su aborto, droghe e salute riproduttiva.
L’Associazione Coscioni chiede quindi ai cittadini di usarlo in modo che possa diventare sempre migliore; l’associazione avrà così poi modo di portare in maniera efficace le urgenze individuali e i casi più importanti, attraverso l’intervento personale, all’attenzione delle istituzioni e della politica.

fonte: triesteallnews.it

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