Un detenuto anziano e malato, forse in procinto di lasciare questa terra per cause naturali che non hanno nulla a che fare con il carcere di massima sicurezza in cui è rinchiuso, ha comunque il “diritto di morire dignitosamente“. Anche se si chiama Totò Riina. Che poi, per sostenere che è ancora il pericoloso capomafia che fu, nonostante l’età e le condizioni di salute, bisogna avere qualche prova recente della sua capacità di comandare; non basta ribadire che è il capo di Cosa Nostra, come fosse una realtà immutabile dopo 24 anni di galera.