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Sono attimi, giorni e settimane infernali, questi.

Il tempo sembra essersi fermato e con esso ogni forma di ritualità. I funerali, mai come prima d’ora, hanno assunto un ruolo che non compete loro: quello di un incontro effimero in cui non è consentito esprimere il proprio tormento e il proprio dolore, in una atmosfera surreale priva di conforto. Una benedizione veloce, nessun contatto, nessun abbraccio, nessuna carezza per poter dire “Io ci sono, sono qui”. Non c’è tempo, bisogna occuparsi anche del dolore di altre persone. Nessun ultimo sguardo prima di quel lungo “arrivederci”.
Ma il nostro non è solo un lavoro. Nonostante l’incertezza e l’incredulità dell’evento, la nostra vicinanza e la cura alle famiglie in lutto persiste, anche dietro le “maschere”. Non può esistere fretta, non può esistere insensibilità, per noi. La nostra divisa, resa ancora più angosciante da una “maschera” che ci rende tutti uguali, tenta di privarci di quella umanità e di quella individualità che ci appartengono.
No, non siamo solo operatori. Siamo uomini che si prendono cura dell’animo di altri uomini. Siamo presenti nel momento più critico e delicato della vita degli altri: la perdita di una persona amata. Questa barriera e l’impossibilità di esprimere la nostra vicinanza anche con un semplice gesto di conforto ci rendono impotenti, ma continuiamo a fare ciò che a noi sta più a cuore: lavorare con devozione e amore nel pieno rispetto dei dolenti. Siamo vicini a tutte le famiglie che in questo momento si sentono sole nel momento del cordoglio, nella certezza che anche nelle più gravi catastrofi si possa ritrovare … un barlume di speranza.

Michael Joseph Cozzolino
Beatrice Roncato
Operatori Funerari

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