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Pavia. L’esodo delle cremazioni continua. Il Comune studia gli indennizzi.

Una cremazione a Pavia costa 250 euro. Il forno crematorio però, dopo numerosi guasti, è ora definitivamente spento. Settimana scorsa infatti Barbara Longo, assessore ai servizi cimiteriali da poco più di un mese, ha scoperto l’assenza dei documenti sulle emissioni dei fumi nell’atmosfera.
Per le cremazioni dunque, i cittadini pavesi devono portare le salme dei loro cari defunti in Piemonte, a Serravalle. Ma il costo in questo caso, comprendendo anche il trasporto, sfiora i 550 euro.
Socrem protesta: «La situazione dei forni crematori al cimitero monumentale di Pavia è inaccettabile, è l’ultimo atto di anni di trascuratezza e sottovalutazione del problema nella responsabilità dell’amministrazione uscente e del dirigente preposto». Longo però rilancia: «Stiamo studiando un fondo per sostenere le famiglie pavesi nello sforzo economico». Il nodo centrale della questione riguarda la realizzazione dei due nuovi forni, affidata tramite project financing alla ditta EcoFly. L’affidamento è bloccato da diversi ricorsi al Tar, l’ultimo dei quali si è risolto con una delibera che ha definito «illegittima» la procedura di affidamento del project.
Ma il macabro esodo delle salme verso Serravalle non è una novità recente: i primi guai risalgono addirittura al 2014, quando uno dei due forni ebbe un guasto che costrinse l’altro forno a un superlavoro. Nel 2016 fu lanciato il project financing per la realizzazione di due nuovi forni, ma tutto venne bloccato dai ricorsi al Tar.
Operativo intanto era rimasto un forno solo, tenuto acceso non a pieno regime.
«Da quando mi sono insediata, poco più di un mese fa, mi sono subito dedicata al cimitero – spiega Longo –, dove ho trovato una situazione che non fatico a definire sconvolgente. Nel Famedio abbiamo recuperato rifiuti di ogni genere, c’erano addirittura lavatrici abbandonate e un ossario aperto del quale non sappiamo ancora nulla.
Ci sono poi i sotterranei che necessitano di interventi massicci e la manutenzione del verde va ripensata. Il forno, dopo anni di guasti e di funzionamento a regime ridotto, ora risulta anche privo delle autorizzazioni per l’emissione dei fumi: non avevamo altra scelta che spegnerlo».
Una decisione non facile: «Sappiamo che questo crea ulteriori disagi ai cittadini, e questo ci dispiace molto – dice Longo –, ma non ci sono le condizioni per tenere attivo il forno. Ho subito proposto la creazione di un fondo per coprire, almeno in parte, le spese aggiuntive che sono costretti a sostenere i famigliari del defunto.
Stiamo valutando tutte le possibilità, ho intenzione di tornare al più presto al cimitero per incontrare i dipendenti e fare nuovi sopralluoghi. Il lavoro che ci aspetta è tanto».

fonte: laprovinciapavese.it

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