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Tempio crematorio. Cos’è, a che serve e perché in Abruzzo non sono presenti.

In Italia, la cremazione coinvolge ormai quasi il 30% dei defunti, con una percentuale in costante crescita.

Nonostante ciò, in Abruzzo non sono ancora presenti impianti crematori, obbligando le famiglie a recarsi a proprie spese nelle strutture situate nelle regioni limitrofe come Marche, Molise e Campania.

Tuttavia, potrebbero verificarsi cambiamenti a breve termine, superando le resistenze che hanno caratterizzato gli ultimi anni. Queste resistenze sono principalmente legate alle preoccupazioni per l’inquinamento derivante dalla cremazione, con menzioni alle emissioni composte da ossidi di azoto, monossido di carbonio, biossido di zolfo, particolato, mercurio, composti organici volatili, metalli pesanti e sostanze persistenti come diossine, furani, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e policlorobifenili (PCB e PCB simili alle diossine).

A fine dicembre, la Regione Abruzzo ha finalmente approvato il Piano regionale di coordinamento per il rilascio delle autorizzazioni regionali alla realizzazione dei crematori, elaborato dal servizio Prevenzione Sanitaria-Medicina Territoriale. Questo passo è cruciale per avviare la fase operativa.

Il documento sottolinea che in Abruzzo “la scelta crematoria riguarda il 10% dei decessi e, considerando l’andamento nazionale e regionale, si prevede un aumento nei prossimi anni. Inizialmente, si stima la necessità di almeno 3 impianti, preferibilmente distribuiti su base provinciale”. Tuttavia, si specifica che un maggior numero di impianti di dimensioni medio-basse potrebbe “ridurre gli impatti legati alle emissioni in atmosfera e al trasporto, rispetto a impianti di dimensioni maggiori”.

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