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Marmisti si rifiutano di tumulare le urne, Adiconsum e Carnevali sbloccano la situazione.

Una storia che ha dell’assurdo, eppure va raccontata per denunciare questo atteggiamento e perché non si ripeta.
La denuncia arriva da Mina Busi di Adiconsum: “Molte persone si sono rivolte a noi perché i marmisti si rifiutavano di tumulare le urne nei loculi o aprire le tombe sostenendo che il loro codice Ateco non era stato inserito nel decreto delle attività possibili. Abbiamo urne depositate in agenzie di pompe funebri a più di un mese dal decesso e dalla cremazione”.
Abituata a difendere i diritti dei consumatori la Busi non si è data per vita e ha iniziato “a bussare” a tutte le porte che potessero rispondere all’esigenza di queste persone che oltre a piangere i loro defunti si trovavano a vivere situazioni assurde. “Ho scritto al Prefetto di Bergamo e mi hanno risposto sostenendo che la normativa vigente, ai sensi del Dpcm del 10 aprile, dispone la possibile prosecuzione delle attività delle pompe funebri e delle attività connesse”.
La battaglia di Mina non si è fermata e si è scontrata con un’amara realtà: “Alcuni marmisti si stanno avvalendo del contributo di 600 euro e dei prossimi 800.

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