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Verbania. I resti del papà “persi” al cimitero: uno dei figli fa causa al Comune.

Sarà un giudice a stabilire se e di quale entità economica è il danno che ha subito il figlio che ha visto smarriti al cimitero i resti del padre. È approdata in tribunale, con l’atto di citazione dello scorso 30 aprile, la spiacevole vicenda venuta alla luce al camposanto di Intra nel 2013. Nel giorno in cui, alla morte dell’anziana mamma, fratello e sorella decisero di raccogliere in un solo ossario le spoglie dei cari estinti, gli operai cimiteriali che aprirono la cella scoprirono che i conti non tornavano. Nello spazio in cui avrebbero dovuto aggiungere l’urna cineraria della mamma era custodita, contrariamente a quanto pensavano e a come riportato sulla lapide, solo la cassetta con i resti della nonna. Del genitore, scomparso nel 1982, non c’era traccia. Incredulità e imbarazzo non trovarono risposte nei registri dei servizi cimiteriali. Fu impossibile individuare l’errore e risalire al motivo per cui l’operazione non era stata portata a termine come previsto. Dopo aver pregato quasi trent’anni per il papà scomparso di fronte al colombario nel quale, in realtà, non c’era, i due fratelli hanno deciso di agire per via legale, chiedendo entrambi un risarcimento per danni morali da 25.000 euro. Con la figlia il Comune è riuscito a trovare un accordo in fase di conciliazione sborsando 4.500 euro. Il figlio maschio non ha accettato e, fallita la conciliazione, ha avviato la causa.

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