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Hina e quella tomba abbandonata senza volto e avvolta nell’erba.

A fianco di un cespuglio, nascosta dall’erba troppo alta, con dei sassi a segnare il perimetro di una lapide che non esiste e senza nemmeno una foto, c’è la tomba di Hina Saleem. Cimitero Vantiniano, riquadro islamici adulti, fila sei. Qui riposa la ragazza pakistana uccisa nell’estate del 2006 dal padre «perché troppo occidentale». Una tomba praticamente abbandonata a undici anni di distanza dal delitto che aveva sconvolto l’Italia intera, per una storia di cronaca simbolo di integrazione mancata. “Ora, a suo ricordo pubblico c’è un praticello trascurato, arido, giallastro, incolto totalmente, piccolo piccolo; se va bene qualche vasetto di plastica rovesciato” è la segnalazione di una lettrice pubblicata sul nostro quotidiano nei giorni scorsi. Poche ore dopo la lettera al direttore sul luogo di sepoltura della giovane Hina, uccisa all’età di 21 anni, qualcuno posa dei fiori. Finti, ma pur sempre un segno di presenza. Ma non basta. E ne sono convinti anche i parenti più stretti di Hina.

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