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Gela. Lo Stato gli blocca gli appalti. Suicida l’imprenditore antiracket.

I giudici avevano confermato che si trattava di una persona perbene, di una vittima della mafia, ma per Rocco Greco, uno dei sette imprenditori approdati in prima pagina nel 2007 per la rivolta contro il racket, la scure dei provvedimenti amministrativi e le informative delle forze di polizia su fatti antecedenti alle sentenze hanno determinato la cosiddetta “interdittiva antimafia”. Capace di far fallire un’azienda e di piegare un uomo. Perché Rocco Greco, 57 anni, moglie e due figli, si è sparato un colpo di pistola in testa. Con sgomento degli avvocati che avevano inondato il Viminale, la prefettura e il Tar di memorie per ricordare i verdetti assolutori dei giudici chiedendosi se vale più una sentenza o “una sciagurata informativa”, come ripete uno dei legali, Alfredo Galasso, ex componente del Csm ed ex deputato.

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