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Treviso. Chiedeva soldi per vestire i morti: operatore dell’obitorio a processo.

Cinque, dieci o anche venti euro. Questo era quanto chiedeva, secondo le accuse che gli vengono mosse, un operatore dell’obitorio di Oderzo, attualmente in pensione, per la vestizione dei cadaveri. Piccole somme di denaro a cui non avrebbe avuto diritto, pretese come “mancia” e che valgono all’uomo la contestazione del reato di concussione. La vicenda, arrivata a processo, è relativa a fatti che, secondo la Procura di Treviso, sarebbero accaduti tra il 2015 e il 2017. A far scoppiare il caso la denuncia del titolare di una agenzia funebre che non avrebbe gradito la presunta richiesta.
Nell’udienza sono state chiamate a testimoniare tre persone, tutte deposizioni chieste dall’accusa. “Gli davo qualche spicciolo per il caffè”, ha detto un impresario. “Al massimo una decina di euro e la cosa finiva lì”. Ma è l’autore della segnalazione che ha messo in moto le indagini ad andarci giù pesante. “Per la vestizione delle persone decedute al di fuori dell’ospedale riceveva qualche euro. Ma era per quelle che provenivano dal nosocomio che voleva dei soldi che non ero disponibile a dare”. Una volta, come tra l’altro riportato da un altro teste, ha fatto notare che “avanzava” il denaro davanti ai familiari del morto, una cosa oltremodo incresciosa. “E siccome non ho voluto darglieli, in una occasione ha vestito una defunta in una maniera assolutamente impresentabile“. La difesa dell’uomo si limita a dire che non avrebbe mai chiesto nulla. Il processo è stato rinviato al 24 marzo, per sentire due testimoni per i quali è stato disposto l’accompagnamento coatto e per le deposizioni richieste dalla difesa.

fonte: trevisotoday.it

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