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Genova. Corpo “smarrito” al San Martino: la rabbia dei parenti.

Questa storia inizia da un giorno che non c’è mai stato: un funerale. La donna che racconta è una figlia. Chiede di rimanere anonima perché, dice, “proviamo vergogna per quanto accaduto, anche se non abbiamo colpe”. Fatica a trovare le parole, anche se ormai sono passati mesi: “Avevamo già preparato il vestito”. Lo dice con un filo di voce. Il vestito migliore, quello con cui si veste una persona cui si è voluto bene e che stiamo per salutare per l’ultima volta. Fin qui sembra tutto normale. È la chiamata all’obitorio che sconvolge ogni programma e la trasforma in una “vicenda kafkiana”: quel corpo non si trova più. Nessuno sa dove sia finito. E solo un’esasperante trafila fatta di carte bollate e di ricorsi alla magistratura permette di scoprire la verità: per un errore quel cadavere è finito nelle fosse comuni, fra i cadaveri non reclamati. La tumulazione l’ha eseguita il Comune, senza informare i parenti. Dopo questa vicenda così dolorosa, i parenti sono pronti a intentare una causa civile: “Siamo stati privati del diritto di salutarlo, una possibilità che ci è stata negata: non abbiamo potuto avvertire nessuno per i funerali. E quando abbiamo chiesto spiegazioni, ci siamo trovati di fronte un muro di gomma. Un trattamento inumano, di cui qualcuno dovrà rispondere”.

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