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Hirst e Beksiński: la morte nell’arte dopo la morte dell’arte.

Quando nel 1991 il ventiseienne Damien Hirst presentò al mondo “L’impossibilità fisica della morte nella mente di un vivente”, ovvero uno squalo in formalina in una teca di vetro e acciaio, lo shock portò a reazioni entusiastiche e critiche feroci, come la risposta degli stuckisti che replicarono con “A Dead Shark isn’t Art”. In seguito Hirst, novello Norman Bates, esplorò ulteriori possibilità della tassidermia con l’opera “Mother And Child Divided”.

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