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La lezione di Bufalino: a 20 anni dalla morte dello scrittore ci si interroga sul perché del lungo silenzio attorno alle sue opere.

Il 14 giugno prossimo sarà il ventesimo anniversario della scomparsa di Gesualdo Bufalino, forse lo scrittore più velocemente dimenticato del nostro Novecento. E non soltanto dimenticato dai lettori, ma anche e soprattutto dai critici che mai, da alcuni anni a questa parte, gli hanno dedicato una citazione, uno straccio di richiamo. Come se non fosse mai esistito. Eppure, quando alla non più verde età di sessantuno anni esordì con “Diceria dell’untore” (1981), ebbe immediato e chiassoso successo, coronato dal Premio Campiello, allora un riconoscimento ambito; e sette anni dopo si aggiudicò lo “Strega” con il romanzo “Le menzogne della notte”.

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