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Cecina. “El Turines”, scultore di cimiteri presto dimenticato.

Lo chiamavano “El Turines”, Ermindo Vignali, scultore di cimiteri. Sapeva l’arte sua e costava poco, 15000 lire e un deposito in Magona, osservato dalle guardie come un malfattore. Dicevano fosse strafottente perché non volle mai cambiare la posa della mano della Cecina. A quel tempo ridevano di lui per i suoi capelli di Medusa, della sua barba arruffata in una maremma che lo faceva tossire e lo teneva prigioniero mentre lui cercava il sindaco ogni giorno perché da Rapolano non arriva il basamento. Lui scriveva che Cecina lo faceva uscir di senno e che da ogni parte lo guardano come uno spiritato, un forestiero malvisto. Al sindaco dice che ci vorranno alla fine i fuochi d’artificio e tamburi per elevare la statua d’Ercole che scava i fianchi del travertino. Pensa che ci sia sempre troppa luce per le sue figure e che nella piazza l’estate se le mangerà.

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