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Pavia. Morto da 6 giorni: spunta il benefattore.

Una veglia di due giorni a casa. Poi il trasferimento in una cella dell’Istituto di Medicina legale in attesa del funerale, che la famiglia non può permettersi. Ma Giuseppe, morto sabato all’età di 77 anni in una casa popolare del centro di Pavia, sarà accompagnato degnamente nel suo ultimo viaggio. Un benefattore, ieri, ha preso contatti con la famiglia per aiutarla economicamente. E consentire, così, al defunto di avere un rito funebre, una sepoltura e una lapide. Il funerale sarà celebrato sabato 3 dicembre alla chiesa di San Primo. La famiglia metterà a disposizione quello che può, ma per il funerale ci vogliono almeno 3mila euro. Soldi che la vedova, che vive con una pensione di 288 euro al mese, e il figlio, che lavora in maniera saltuaria, non hanno. Tanto più che ci sarebbe da pagare anche il trasporto della salma dall’abitazione fino all’istituto di Medicina legale (che si aggira intorno ai 700 euro). Il Comune aveva negato il funerale sociale (mille e 100 euro per la sepoltura nel campo comune) per l’assenza dei requisiti. Giuseppe, infatti, ha una rete familiare e, pur avendo una pensione molto bassa, non era privo di reddito. Il Comune aveva dato la disponibilità di un contributo economico per rateizzare il funerale. “Faremo un funerale vero“, dice il cittadino, che vuole restare anonimo. “É inaccettabile che la burocrazia vinca sull’umanità. Tutti hanno diritto ad andarsene in maniera dignitosa“. E invece la salma, dopo due giorni in casa, era stata portata in una cella frigorifera. Il figlio, dopo avere avvisato il Comune, aveva interpellato le ditte di onoranze funebri, ma i preventivi non erano alla portata delle disponibilità economiche della famiglia. Così lunedì aveva chiamato la polizia. La questura, a sua volta, aveva avvisato i vigili, che avevano attivato i servizi cimiteriali. Ma il funerale era rimasto sospeso tra ostacoli burocratici e difficoltà economiche dei parenti.

fonte: laprovinciapavese.gelocal.it

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