fbpx

Ravenna, 37 sotto accusa, il Racket dei funerali.

Tre persone sono coinvolte in un intricato caso che ha portato all’arresto di un 66enne ex dipendente Ausl e al domiciliari per altri quattro operatori delle camere mortuarie di Faenza e Lugo, oltre a un 61enne impresario di pompe funebri. Inoltre, dieci titolari di onoranze funebri nelle aree di Faenza e Lugo hanno ricevuto interdizioni all’attività professionale per un anno.
L’accusa sostiene che esisteva un accordo tra alcuni addetti alle camere mortuarie e diverse imprese funebri, dove i primi avrebbero fornito servizi al di fuori delle loro mansioni in cambio di pagamenti.
Questi servizi comprendevano la preparazione e la vestizione delle salme, utilizzando risorse del servizio sanitario nazionale. Inoltre, gli addetti alle camere mortuarie avrebbero segnalato alle imprese funebri amiche le salme disponibili, ovvero quelle per le quali i parenti non avevano ancora dato indicazioni. Inoltre, essi avrebbero assegnato le camere ardenti preferite alle imprese compiacenti, ostacolando le altre.
La Procura di Ravenna ha stimato che il giro d’affari del gruppo coinvolto fosse di circa 100 mila euro all’anno, con guadagni individuali per gli addetti tra i 15 e i 20 mila euro. Le imprese di onoranze funebri coinvolte avrebbero beneficiato di risparmi sui costi fino al 50-70%, pagando cifre inferiori per i servizi rispetto alle tariffe standard.
L’indagine è partita da Faenza grazie alla segnalazione del titolare dell’impresa funebre Zama, che ha notato irregolarità nei servizi funebri.
Gli addetti alle camere mortuarie, in violazione delle norme, svolgevano attività di vestizione e tanatocosmesi delle salme dietro pagamento, ruoli normalmente riservati alle imprese di onoranze funebri.
Le imprese che non aderivano a questo sistema erano sottoposte a una rigorosa applicazione del regolamento sulle vestizioni e a procedure di accesso complesse all’obitorio, con tariffe più elevate per i clienti. Nel corso delle indagini sono emersi codici e un linguaggio in codice utilizzati dagli indagati, come ad esempio definire i soldi per le vestizioni dei defunti come “bombardini” e gli extra come una “custodia degli occhiali”.

la Redazione

Condividi
Indietro