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Suicidarsi con raggiro in Svizzera.

Non era malato terminale Pietro D’Amico, ex magistrato che l’11 aprile 2013 è andato a Basilea, in Svizzera, per morire aiutato dalla dottoressa Erika Preisig. Soffriva di depressione, una condizione insufficiente a ricevere il suicidio assistito, e per questo motivo ha falsificato i documenti medici per attribuirsi una gravissima malattia.
Una storia diversa da quella di Piera Franchini, Dj Fabo o Davide Trentini, ciascuno affetto da un morbo per cui non ci sarebbe stata soluzione e tutti accomunati dalla scelta di porre fine alla propria vita. Quella di Pietro D’Amico è dunque una storia che fa discutere, raccontata dalla figlia Francesca che è stata tenuta all’oscuro di tutto fino a quando ha ricevuto la fatidica telefonata dalla dottoressa Preisig. Suo padre era morto, ma nessuno l’aveva avvisata di nulla e Francesca vorrebbe rivalersi a livello legale su Erika Preisig che tuttavia per la legge svizzera non ha commesso alcun reato.

fonte: iene.mediaset.it

 

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