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I reati di violazione di sepolcro.

Violare un sepolcro e vilipendere una tomba sono atti sacrileghi che consistono nell’alterare e nel danneggiare i luoghi di riposo dei defunti, intendendo per tali non solo i sepolcri, le tombe e le urne, ma anche più in generale i cimiteri e i loro oggetti ornamentali. Ad esempio, rompere o rimuovere una lastra metallica, estrarre una bara, strappare i fiori, rovinare gli articoli di sepoltura, danneggiare ed imprimere segni grafici offensivi su una tomba oppure rubare oggetti e metalli preziosi che si possono trovare all’interno delle tombe, sono tutti atti che integrano gli estremi di queste due fattispecie criminose.
Il nostro legislatore ha disciplinato la materia nel capo II del titolo IV del Codice Penale intitolato “Delitti contro la pietà dei defunti”. I reati di violazione di sepolcro e di vilipendio delle tombe sono puniti con una pena assai severa, quella della reclusione. Il bene giuridico tutelato è rappresentato dal sentimento di pietà verso i defunti, i loro corpi e i luoghi che li conservano. Detto in altre parole, l’interesse tutelato dalle norme penali è quello che con termine latino veniva definito “pietas”, cioè quel sentimento di amore, di affetto, di venerazione e di rispetto che accompagna i morti indipendentemente dalla eventuale appartenenza ad una confessione religiosa degli uomini che li venerano.

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