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Quel suicida “redivivo” che tornò dai figli dopo il funerale.

In un romanzo di Balzac ambientato nel 1817, il colonnello Hyacinthe Chabert, soldato della Grande Armata francese, torna dalla guerra contro i Russi a distanza di dieci anni dalla sua ultima battaglia e scopre che tutti lo avevano creduto morto, sepolto sotto i cadaveri. Ne “Il Fu Mattia Pascal” di Pirandello il protagonista inscena addirittura il proprio suicidio per sparire dal mondo. Nel film “Sommersby” (1994), c’è un soldato sudista – il bel Richard Gere – che torna alla guerra di indipendenza americana dopo essere stato creduto morto. O almeno questo è il dilemma (è lui o non è lui?) che attraversa tutto il film. Senza scomodare però troppo la storia della letteratura e del cinema, questi racconti surreali non possono che tornare in mente leggendo una vecchia cronaca apparsa sui giornali monzesi negli anni Venti. Anzi, in una data imprecisata del luglio del 1924, comunque a ridosso dell’anniversario del Regicidio, tanto per intendersi.

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