L’articolo 580 del codice penale, che punisce con pene da 5 a 12 anni l’istigazione o l’aiuto al suicidio, è stato applicato in diversi casi dai giudici italiani. La vicenda più recente è quella dalla dottoressa Silvia Pasotto, che aveva preparato un mix di sostanze letali ed aveva provocato la morte della madre (82 anni), che da tempo accusava sofferenze intollerabili per un complesso di gravi malattie e chiedeva “di farla finita“. La Pasotto, che era già in carcere da otto mesi, è stata condannata dalla Corte di Assise di Milano a quattro anni di carcere. La stessa condanna che rischia Marco Cappato per aver accompagnato in Svizzera il Dj Fabo, che assieme alla sua compagna aveva chiesto disperatamente aiuto al dirigente della Associazione Luca Coscioni. In attesa di affrontare in modo complessivo la tematica delle scelte di fine vita (rischia il rinvio alla prossima legislatura perfino la giusta ed equilibrata legge sul testamento biologico, già approvata dalla Camera dei Deputati ed ora bloccata al Senato), suggerisco una “leggina” che si limiti ad intervenire sull’articolo 580, semplicemente aggiungendovi un comma.