La Corte d’Assise d’appello di Milano ha confermato la condanna con rito abbreviato, e quindi con lo sconto di un terzo sulla pena, a 16 anni di carcere per Diego Soffientini, 46 anni, che l’8 ottobre del 2014 uccise l’ex collega di lavoro Enrico Marzola, scaricandogli contro 49 colpi di pistola in una capannone di via Saragat, alla periferia di Pavia. La sentenza è stata emessa oggi nel processo di secondo grado ‘bis’, dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio la condanna. La Suprema Corte, infatti, aveva chiesto ai nuovi giudici d’appello di rivalutare l’aggravante della premeditazione riconosciuta in primo e secondo grado, motivandola meglio. E la Corte oggi ha confermato la condanna con l’aggravante, come richiesto dal sostituto pg Maria Vulpio. Il pm di Pavia in primo grado aveva chiesto per Soffientini, assistito dal legale Gaetano Pecorella, una condanna a 30 anni. Una richiesta condivisa anche dai familiari della vittima che si erano costituiti parti civili, con il legale Guido Torti, e che hanno sempre ritenuto la pena di 16 anni troppo bassa, perché «non adeguata alla gravità dei fatti». Soffientini, stando alle indagini della polizia, avrebbe ucciso Marzola perché era convinto che la vittima avesse impedito la sua riassunzione nell’impresa di onoranze funebri per la quale lavoravano entrambi e da cui lui era stato licenziato.
fonte: ilgiorno.it