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Mykolaiv. Non c’è posto in obitorio: i cadaveri nella neve, ragazzi ucraini e russi insieme.

Se cade Mykolaiv, la strada per Odessa si apre alle colonne di tank russi. È un nastro d’asfalto tutto dritto senza possibili barriere fino alla periferia della città. Per questo l’esercito ucraino continua a resistere davanti ai grandi cantieri navali. In via Potomkinska 138, pieno centro, c’è l’obitorio del Centro regionale per cure palliative della città. Lì vengono portati i corpi recuperati sul campo di battaglia o dalle macerie degli edifici civili. La cella frigorifera non basta più. Sono quasi cento. I cadaveri sono anche allineati nella neve in sacchi neri in attesa di un riconoscimento o che i parenti vengano a ritirarli. Chi invece è stato smembrato dalle esplosioni è in un altro edificio ancora, pochi metri più in là. Il freddo intenso di questi giorni non crea problemi di conservazione, ma tra decine e decine di vittime ucraine ci sono anche i corpi di quattro soldati russi. Sulla stessa terra degli altri. Negli stessi sacchi neri, spalla a spalla con gli ucraini.

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