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È il mese della Prevenzione del Suicidio: oggi più che mai dobbiamo parlarne.

Nella cittadina in cui sono nata c’è un viadotto che dal fianco della montagna scende verso le periferie. Una curva di cemento e asfalto tenuta su da quattro o cinque piloni che, come zampe di ragno, ne supportano la sinuosità a un centinaio metri dal suolo. L’ennesimo abominio edilizio, secondo alcuni, di cui non varrebbe la pena scrivere se non fosse che il viadotto in questione è stato spesso lo scenario di storie che, in occasione del “Mese della Prevenzione del Suicidio”, è doveroso raccontare. Ma prima, facciamo il punto della situazione.
Le stime dell’OMS parlano di 700mila morti per suicidio ogni anno. Un numero impressionante se si pensa che il suicidio è la causa di morte che più di ogni altra può essere prevenuta. C’è uno strano modo di rapportarsi a una realtà cruda e spaventosa come quella di chi sceglie di porre fine alla sua vita. Tante e complesse sono le motivazioni dietro una scelta così radicale e disperata che ogni storia meriterebbe un articolo dedicato.

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