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Perché la sedazione profonda non ha nulla a che fare con l’eutanasia.

L’ultima volta che si era parlato diffusamente di sedazione profonda era stato a febbraio 2017. Dino Bettamin, macellaio settantenne di Montebelluna affetto da sclerosi laterale amiotrofica dal 2012, aveva deciso di ricorrere alla sedazione palliativa profonda per restare addormentato fino alla morte, sopraggiunta lunedì 13 febbraio. “Voglio dormire fino all’arrivo della morte, senza più soffrire”, aveva detto. La sera del 5 febbraio la Guardia Medica ha aumentato il dosaggio del sedativo che l’uomo prendeva già attraverso una flebo e dal giorno successivo è iniziata la somministrazione degli altri farmaci previsti dal protocollo.
Ieri il messaggio video di Marina Ripa di Meana ha riproposto l’argomento. Ma cos’è esattamente la sedazione profonda? Quale la differenza con l’eutanasia? In estrema sintesi, una volta verificata la volontà della persona con una specifica informazione e spiegazione da parte del medico (in genere il trattamento è attuato da medici palliativisti anestesisti e da infermieri), al paziente vengono somministrati farmaci in grado di sedarlo profondamente, annullando la sua consapevolezza. La sedazione, come definiscono i medici palliativisti, produce l’interruzione intenzionale della percezione della sofferenza, una sofferenza che non è solo data dal dolore fisico, ma può essere anche di tipo esistenziale.
Luciano Orsi, anestesista rianimatore e palliativista, ha meglio chiarito alcuni concetti. “Sono due procedimenti completamenti diversi. Diversi sono gli obiettivi, i mezzi utilizzati e i contesti. L’intervento palliativo è un atto terapeutico con cui si vuole liberare il malato dalla sofferenza. L’eutanasia, invece, è la volontà di porre fine alla vita attraverso un farmaco, su esplicita richiesta del malato. Le cure palliative, ormai entrate di fatto nei Lea, i livelli essenziali di assistenza, sono un diritto del cittadino. Ciò vuol dire che tutte le procedure terapeutiche che rientrano in questa categoria, compresa la sedazione profonda, sono lecite dal punto di vista legale, giuridico e deontologico. Tutte le ricerche scientifiche in merito hanno ampiamente dimostrato che la sedazione palliativa profonda non anticipa né accelera la morte. Al massimo, può solo allungare i tempi di sopravvivenza, non certo accorciarli. In certi casi, infatti, il malato sedato tende a vivere un po’ più a lungo di quello non sedato”.

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