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Quel (poco) che sappiamo del suicidio.

A febbraio un uomo di trent’anni si è suicidato e un quotidiano ha pubblicato una lettera da lui lasciata su richiesta dei suoi genitori. Nella lettera l’uomo motivava la decisione di uccidersi dicendo di non voler più vivere nella nostra società, che non lo accettava; la lettera parla di grandi delusioni personali, di vario genere, ma nel post-scriptum citava il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e il giornale l’ha pubblicata con un virgolettato dei genitori che dice: “Nostro figlio ucciso dal precariato“. Per questo tutti i principali media italiani hanno parlato del suicidio di quest’uomo in relazione alle difficoltà dei giovani a trovare lavoro e molte persone hanno condiviso considerazioni simili sui social network. È un modo molto superficiale per parlare di una cosa complessa e di cui ci sono tante cose che non si possono dire a posteriori come il suicidio.

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