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Auschwitz, il campo della morte.

Il racconto di Bruno Piazza, sopravvissuto alla prigionia, affidato alla penna di Antonio Antonucci nell’ottobre del 1945.
È voce corrente che i deportati in Polonia vengano chiusi in carri piombati senza mangiare, senza bere. Naturalmente carri bestiame. In terza classe vanno i pacchi. Si dice pure di “carri al cloro”. Il cloro sarebbe cosparso sul pavimento. Un po’ d’acqua – di qualunque genere – e si trasforma in gas asfissiante. Invece, non è vero. Il cloro non c’è. I carri non sono piombati. La paura si riapre così alla speranza. Nelle fermate, si può anche scendere. A Tarvisio, si può comperare vino. Il diavolo non è brutto come lo si dipinge. Sarà molto più brutto. Ma affrettiamoci ad arrivare. Anche senza cloro, anche senza piombi, il viaggio è massacrante.

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