Una vita sotto i riflettori. Nelle piazze virtuali ormai si condivide tutto: matrimoni, vacanze, routine quotidiana e non solo. Oggi anche il lutto diventa “social”. Se nel 20esimo secolo la morte e la sofferenza per la perdita di una persona cara sono stati in gran parte considerati ‘affari privati’ – da vivere a porte chiuse, nell’intimità di chiese e case di famiglia – ora i social network stanno ridefinendo i confini e il modo stesso in cui la gente “si addolora”. In particolare Twitter sta ampliando la conversazione sulla morte e il lutto. É quanto evidenziano due ricercatori, sociologi dell’università di Washington, con uno studio presentato a Seattle in occasione del Meeting annuale dell’American Sociological Association (Asa).
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