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Imperia. “Funerali come partite di calcio”.

Mio suocero è mancato la mattina del 2 giugno. Ha sempre abitato sul porto di Oneglia, per cui le esequie sono state fissate in San Giovanni, alle 9,40 di sabato, non essendo possibile un orario diverso. E sin da subito ci hanno detto che non avrebbe potuto essere interrato quella stessa mattina per mancanza degli addetti che di sabato terminano il turno in anticipo. Ovvero, se devi morire fallo entro mercoledì, altrimenti è facile che ti tocchino esequie in due tempi. Come una partita di calcio. Ma non si può pensare di trattare un defunto e la sua famiglia come giocatori e tifosi! Lunedì alle 10, ci hanno detto, potremo terminare i nostri riti. Con comodo. Così, invece di tributare al nostro caro una sepoltura decente, abbiamo dovuto letteralmente abbandonarlo, senza un solo fiore, su un cavalletto, in un magazzino. Cos’è, infatti, se non un magazzino, dato che, secondo il cartello affisso sulla porta, “La camera mortuaria è interdetta all’accesso dei congiunti salvo motivata autorizzazione del Dirigente per casi particolari”? E ancora, dato che “non possono ivi essere depositati, in via assoluta, materiali ed oggetti di alcun genere (fiori, corone e addobbi, ceri, …)”?
Siamo andati via come disturbatori dell’ordinato andamento del pubblico servizio, per aver osato pensare di far tumulare il nostro caro un’ora troppo tardi rispetto ai turni brevi previsti dalla lungimirante amministrazione comunale, umiliati nel nostro dolore. Ci sarebbero molte, molte altre cose da dire, ma le lascio alle sensibilità di chi legge. Limitandomi a ricordare che la morte è un passaggio obbligato per tutti. Chi muore giace e chi vive si dà pace. Solo che noi, e indubbiamente molti altri come noi, ci metteremo un po’ più di tempo.

Lorena Montaldo –  Imperia

fonte: www.imperiapost.it/

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