“Zitti! Restate immobili, tenete la testa bassa. Siamo in mezzo al mare e il viaggio durerà tutta la notte. Quando ci avvicineremo alla costa sarà il momento più delicato e voi farete solo quello che vi diciamo noi“. L’aula al secondo piano dell’istituto Valente sulla Prenestina, periferia est di Roma, è buia: le serrande sono abbassate, si sente il rumore del mare uscire dalle casse di un vecchio stereo e le voci severe degli scafisti che accompagnano una quindicina di bambini della scuola media lungo la rotta dei migranti. A lezione di vita. Quella che sui libri è solo raccontata e spesso difficile anche da immaginare per dei ragazzini tra gli 11 e i 13 anni che sempre più spesso hanno come compagno di banco qualcuno arrivato da lontano.
