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Giocare con la morte al crematorio virtuale di Shanghai.

Nel giorno della festa dei defunti (Qingming Jie), il 4 aprile, apre nella capitale finanziaria cinese il simulatore di morteXinlai” dove si sperimenta cosa significhi farsi cremare e tornare alla vita. Sembra macabro, ma è tutto un gioco. A partire dal nome, Xinlai, che è la traduzione cinese del termine sanscrito Samadhi, estasi divina, lo stato di beatitudine che si raggiunge con la meditazione, quindi da vivi. Il prezzo del biglietto poi fa tornare alla mente l’inferno di Dante:  “Lasciate ogni speranza, voi che entrate“. Si pagano infatti 444 yuan. 4 in cinese si pronuncia “si” e ha lo stesso suono della parola morte, un numero quindi che porta sfortuna e un tabù inviolabile in tutta l’Asia orientale. Ma per entrare nel Samadhi, si muore tre volte.   Il percorso che porta dal decesso virtuale, alla cremazione, infine alla rinascita dura due ore ed è un vero e proprio gioco di ruolo, del tipo “giù dalla torre”. I partecipanti fanno un test con domande su questioni di vita o di morte. Chi risponde peggio, secondo il giudizio del gruppo, viene “ucciso”. Ma prima o poi tocca a tutti.   Il morto, ben vivo, passa in una stanza completamente buia si stende su un nastro trasportatore che lentamente lo porta nel tunnel del crematorio dove vengono proiettate immagini di fiamme infernali e aria calda che sembra bruciare. Ma la temperatura sale solo a 40 gradi.

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