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“Io, funzionario Ue scampato alla morte, sognavo un’Europa diversa”.

Intervista a un dipendente italiano della Commissione Europea che, al contrario della collega Patricia Rizzo data per dispersa, è stato graziato dal destino: “Stavo uscendo di casa, quando i miei familiari mi hanno telefonato per dirmi dell’attentato alla fermata metropolitana di Maelbeek, dove scendo ogni mattina per recarmi in ufficio. Speravo in ben altra Unione“. C’è chi come Angelo Raimondi, italiano trapiantato da tre anni nella capitale fiamminga, deve continuare a fare il proprio lavoro al pari di tanti emigrati in Belgio: la vita va avanti per chi è sopravvissuto alle vigliaccherie jihadiste. Angelo è stato risparmiato dalla furia di Allah grazie agli aggiornamenti tempestivi ricevuti dai suoi familiari in Italia. Altrimenti, alle otto meno venti, avrebbe preso la metro del terrore, sarebbe sceso come ogni mattina alla fermata di Maelbeek e oggi, forse, non sarebbe qui a raccontarci di questi giorni di coprifuoco nel cuore sanguinante della Ue, lui che nella Ue ci è dentro fino al nodo della cravatta.

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