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Twitter e FB alle prese con i “fantasmi” che chattano.

Nella “social era” la morte non è più ‘a livella di cui parlava Totò. Visto che, talvolta, neppure un funerale riesce a colmare il gap tra la vita reale e quella digitale. Lo dimostra l’esercito, in crescita, dei tanti che da morti nell’online risultano vivi. Perché parenti e amici non hanno tempo o modo di disattivare mail, bacheche e profili web del caro estinto oppure perché, in questo modo, pensano di non averli perduti per sempre. Un problema che ha ormai raggiunto un livello di guardia. Tanto è vero che, per risolverlo, Facebook (1,65 miliardi di iscritti) e Twitter (320 milioni di account) hanno messo in campo da mesi i loro migliori “cervelli” e non poche risorse economiche. I dati, d’altra parte, parlano chiaro. In base alle più recenti stime è stato calcolato che i decessi quotidiani tra gli utenti dei social sono più di 8 mila e più di 1 milione su base annua.  Un “cimitero digitale”, così come l’ha definito la BBC, in base al quale nel 2098 il numero degli iscritti morti potrebbe superare quello dei vivi.

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