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Tanucci, tomba sfasciata e spoglie sparite. La Pira scrisse a Lauro.

Nel 1937 la bella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini aveva corso seri rischi quando il ministro dell’istruzione Bottai, definendola «di limitato valore artistico», aveva firmato il permesso di demolirla.
Ma quelli erano tempi in cui regnavano l’esaltazione e la follia destinati a condurre l’Italia al disastro. E dopo la fine della guerra, nonostante i bombardamenti, stava sempre in piedi. Era solida, a dispetto dei suoi quattrocento anni. Eppure, malgrado ciò, quando nel 1947 il Comune di Napoli decise di espropriare e lottizzare l’intero «Rione San Giuseppe Carità» per darlo in pasto alla speculazione edilizia, l’ordine di distruzione firmato da Bottai fu confermato. E l’area della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini venne assegnata alla ditta C.E.R.C. (Costruzioni Edilizie Rione Carità). Pure secondo don Franco Strazzullo, che nel 1983 studiò a fondo la questione, la chiesa dei Fiorentini fu condannata a scomparire perché la sua presenza ostacolava gli interessi degli speculatori. Soltanto alla fine del 1952 si cominciò a parlare del salvataggio del patrimonio artistico del tempio dopo la demolizione. E fu nominato un comitato.

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