Giuseppe Pitrè nel suo “Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo Siciliano” scrisse che le esecuzioni di giustizia erano frequentissime in Sicilia: Palermo, antica capitale, era la città ove la gran parte di esse avea luogo.
Qui si giudicavano persone provenienti da ogni luogo della Sicilia, accusati d’ogni genere di delitti, qui si decollavano o si impiccavano.
Per questo motivo nacque a Palermo la devozione per le “anime de’ decollati” e sorse la famosa “Chiesa delle Anime de’ Corpi decollati”, che era il Santuario dove di concentrava la venerazione del popolo per questi geni tutelari.
Questa chiesa è l’attuale Maria Santissima del Carmelo ai Decollati, un tempo chiamata anche Madonna del Fiume, costruita intorno al 1785 sulla sponda sinistra del fiume Oreto, su un terreno di proprietà del marchese di Santa Marina.
L’8 luglio del 1799, le autorità decisero che i cadaveri dei giustiziati dovevano essere seppelliti nel nuovo cimitero annesso alla chiesetta, anziché in quello che si trovava presso l’ospedale di San Bartolomeo alla Cala, come era avvenuto fino a quel momento. I corpi dei giustiziati però non venivano tumulati, bensì gettati alla rinfusa dentro una botola posta nella piazzetta davanti alla chiesa, corpi di assassini, rei politici e vittime innocenti.