A esclusione della nostra specie, parlare di cordoglio o addirittura di lutto nel regno animale significa addentrarsi in un vero e proprio campo minato. Veglie funebri come quelle degli elefanti oppure le cure parentali prestate da gorilla e scimpanzé alla prole senza vita suggeriscono che la sofferenza per la dipartita di un familiare non sia una prerogativa umana. Tuttavia, gli scienziati sono consci che in molte occasioni l’occhio può essere ingannato dalla mente, spingendoci a leggere negli animali pulsioni estranee alla loro natura. In altre parole, il rischio è di umanizzare comportamenti che potrebbero avere poco a che fare con l’elaborazione del lutto. Da questa consapevolezza è partito lo zoologo Giovanni Bearzi, presidente di “Dolphin Biology and Conservation”, per fare luce sui cetacei, a cui spesso sono attribuiti comportamenti di lutto.