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Roma. La tassa per rivedere il proprio caro defunto al cimitero.

È quello che ho scoperto portando mia madre, morta a 80 anni, al cimitero di Prima Porta a Roma. Fatti i funerali il 30 marzo, abbiamo portato il feretro al cimitero per la cremazione, come era suo desiderio. Ma questa, naturalmente, non avviene subito. In attesa, la salma viene sistemata in un deposito. Sabato 7 aprile, sono tornata per avere notizie. Mi è stato risposto dagli addetti al cimitero che non si sapeva ancora e che mi avrebbero fatto sapere. Ho chiesto allora di poter vedere, per un ultimo saluto, il feretro di mia madre e mi sono sentita rispondere che dovevo pagare. “Pagare a chi?”, ho chiesto. “Al Comune: esiste un tariffario”. E su una tabella che mi è stata mostrata, ho letto: “Commiato effettuato in giornate successive all’entrata della salma in cimitero, euro 202 più Iva”. “Sono circa 250 euro! C’è da vergognarsi!”, ho risposto. “È vero, signora. Noi ci vergogniamo a chiedere questi soldi. Ma questo ci ordinano di fare”. Mi sono rifiutata di pagare e, tornata a casa, su Internet ho trovato la delibera della Assemblea Capitolina (la n. 4 del 25 gennaio 2017) che stabilisce il pagamento e che mette, nero su bianco, come deliberatamente speculare sul dolore. C’è da non crederci. Peccato sia tutto vero!

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