Immediatamente davanti a una lapide è cresciuta una pianta, alta e rigogliosa abbastanza da renderla invisibile. Di fianco, come tutte le altre dello stesso lotto, un’altra è tenuta in piedi, in qualche modo, da due mattoni appoggiati dietro di essa. Un’altra ancora è sprofondata nel terreno di circa mezzo metro, e quelle rotte non si contano: di una, poi, è rimasto solo in nome, Augusto.