C’è un raggio del sole che tramonta che abbraccia quelle urne. Sono le ceneri di 363 uomini e donne, nonni, nonne, zie, madri, padri e figli tornati in quella Bergamo che ha visto partire le loro bare a bordo di lunghi convogli di camion militari. Un’immagine che ha fatto il giro del mondo, che probabilmente ritroveremo sui libri di storia e che ha dato come mai il senso di questa enorme tragedia.
Sono tornate in una bellissima serata di primavera, in silenzio, a bordo di tre furgoni dei carabinieri che le hanno recuperato in mezza Italia e che procedono lenti lungo viale Pirovano. Il piazzale del cimitero è vuoto, maestoso nelle architetture del famedio, con quei corpi laterali che sembrano voler abbracciare tutti.
Una città, una terra che stringe quei figli che tornano da Trecate, Serravalle Scrivia, Genova, Firenze, Padova, Gemona del Friuli, Copparo, Ferrara e Bologna. Città che le hanno accolte per un ultimo gesto di vicinanza, di pietà, mettendo a disposizione gli impianti per la cremazione. E accogliendoli come fratelli di una battaglia che tutto il Paese sta combattendo.