Li volevano “forconi urlanti”, ma fuori dal tribunale questa mattina, 15 luglio, in attesa di conoscere le decisioni del Giudice per le Indagini Preliminari in merito alle richieste di patteggiamento, a cui la Procura aveva già acconsentito, si sentiva solo il silenzio assordante del dolore dei famigliari, un centinaio, che con la foto dei cari straziati nell’orrore del forno crematorio gestito dalla SOCREBI, si aspettavano GIUSTIZIA. Tre ore di attesa sotto la pioggia e al freddo – niente confronto al gelo nel cuore – e poi è arrivata la sentenza dell’udienza a porte chiuse: tutti confermati i patteggiamenti per Roberto Ravetti, tutti i dipendenti della Socrebi e dell’Impresa Funebre Ravetti con pene detentive differenziate in base ai ruoli. E’ rimasta fuori per un fatto tecnico la posizione di un altro dipendente il cui patteggiamento sarà discusso separatamente.
A seguire si celebrerà il processo a carico di Alessandro e Marco Ravetti, la cui udienza deve essere ancora fissata.
L’emozione si è sciolta in pianti per la delusione, nell’impotenza di chi fatica ancora a credere che le voci delle centinaia di famiglie coinvolte possano essere ascoltate. Anche gli avvocati del Codacons che seguono le famiglie sono usciti dal tribunale visibilmente provati. La presenza e la tenacia delle famiglie vuole ricordare ai Giudici che dietro le decisioni ci sono le persone che chiedono giustizia, con giuste pene per i colpevoli, consapevoli di avere al loro fianco chi proseguirà senza sosta il percorso processuale chiedendo che alle condanne di oggi, limitate ai fatti del 2018, ne seguano altre, a carico degli stessi soggetti a cui oggi è stato concesso il patteggiamento, anche per le precedenti condotte poste in essere nel 2017, viste le prove emerse durante le ispezioni forensi sulle urne.
Le parole di alcuni famigliari delle vittime. “Siamo delusi, scontenti – dicono con voce sommessa Nicoletta e Massimo T. -. Il peggio forse è vedere i Ravetti passeggiare per Biella. Un fastidio enorme. Non abbiamo la certezza che dentro l’urna ci sia la nostra madre ed è un dubbio che ci attanaglia in maniera feroce”. E ancora Annalisa B: “Mio nonno è stato riesumato ed è stato cremato proprio nel periodo di questa vigliaccata. Abbiamo il diritto di sapere chi ci sia dentro le urne. In una situazione come oggi ci si aspetta sempre qualcosa, la giustizia. E’ incredibile lasciar correre una tale situazione, non ci sono giustificazioni. Quando si va al cimitero è giusto pregare per coloro ai quali il nostro ricordo vive”.
Rabbia composta quasi rassegnata per Elena S.C: “Non abbiamo parole, volevamo giustizia. E invece… Tra l’altro il mio verbale di cremazione riporta la stessa data di inizio e termine del nonno della signora quì accanto a me ovvero lo stesso orario. Il registro delle cremazioni invece riporta una differenza di un minuto. Chiunque ci sia insieme alla mia mamma io prego per tutti e due ma il dolore immenso è il pensiero che parte di ceneri o del corpo di mia mamma sia stato gettato in un cassonetto dei rifiuti. Questo fa male al cuore”.
fonte: newsbiella.it