Tratta dei loculi al cimitero di Bagheria. Salme trattate come merce o, peggio, finite tra i rifiuti per fare spazio in un camposanto che doveva accogliere illegittimamente sepolture e incassarne così i soldi. È quello che ipotizza il pm Annadomenica Gallucci nel chiedere il rinvio a giudizio di coloro che sono stati coinvolti nell’operazione “Caronte” del novembre scorso. Sono 42 e si tratta di dipendenti comunali, impresari funebri e semplici cittadini.
Ecco i loro nomi: Pietro Mineo, Natale Megna, Giovanni Fiorentino, Santo Gagliano, Gaetano Russo, Francesco Sergio Palumbo, Nicolò Ducato, Francesco Sorci, Giovan Battista Raspanti, Maria Chiarello, Carmela Chiarello, Salvatore Di Stefano, Cosimo Galioto, Antonio Galioto, Giacomo Gargano, Vincenzo Scirè, Maddalena Manfrè, Michele Lombardo, Aurelio Scirè, Francesco Tomasello, Alessandro Paternostro, Luigi Graziano, Pasqualino Buttitta, Pietro Carollo, Angelo Gargano, Rosario Miosi, Caterina Galioto, Nicola Colletta, Salvatore Colletta, Antonio Sanfilippo, Giuseppe Presentato, Corrado Conti, Paolo Ardizzone, Carlo Puleo, Mario Pace, Nicola Gagliano, Antonino Gagliano, Maria Gagliano, Ignazio Bologna, Giacinto Tutino, Vincenzo Graniti e Silvestro Girgenti. Per loro l’udienza preliminare si terrà il 3 maggio al Tribunale di Termini Imerese davanti al gup Claudio Emanuele Bencivinni. Stralciate invece le posizioni di Angelo Gattuso e Michelangelo Sciortino.