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Roma. Il cimitero Flamino nel degrado: lapidi rotte, crepe sui muri e intonaco a pezzi.

Muri scrostati, pareti con crepe e piene di muffa. Intonaco che cade a pezzi. Lapidi rotte e abbandonate a terra, tra i calcinacci. Una lastra tombale di marmo bianca addirittura spaccata in più parti, anche se il nome si può leggere ancora. È questa la fotografia del cimitero Flaminio, nella periferia nord di Roma, fra la Flaminia e la Tiberina, che con i suoi 140 ettari di estensione, è il più grande d’Italia. Eppure qui il cammino è un triste calvario. Tra sporcizia, incuria, pavimenti scivolosi e fontanelle che strabordano di acqua: l’edificio rosso è terra di nessuno. Per chi vuole commemorare i propri defunti i disagi sono infiniti, anche solo per deporre un fiore. Il cimitero di Prima Porta non è l’unico camposanto della capitale a trovarsi in questo stato. Pochi mesi fa infatti anche il cimitero Verano è stato trovato in condizioni igieniche disastrose.

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