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Romania. Colori stravaganti e lapidi umoristiche: il cimitero “allegro”.

Ogni evento, seppur estremamente tragico, può essere letto in modo “alternativo” e diventare così meno duro da accettare. Un concetto che è stato preso alla lettera in Romania settentrionale, dove esiste il bizzarro “Cimitirul Vesel”, letteralmente il “cimitero allegro”. Si trova nel nel paese di Săpânța e la sua attrattiva principale è proprio l’originalità, esaltata da colori accesi delle tombe e da un generale senso di gaiezza, se così si può definire. Passeggiando tra le lapidi, il primo dettaglio che balza agli occhi è rappresentato dai disegni e dai dipinti che riprendono scene di vita, in chiave reale o ironica. Riguardano ovviamente il defunto e non di rado viene associata una poesia umoristica che ne ricorda l’operato in vita. Secondo i rumeni la dipartita è un momento da celebrare in modo solenne e da ricordare a lungo. Una tradizione che si perde nella notte dei tempi e che ha origine nella cultura degli antichi Daci, nell’immortalità e nel concetto di “gioia” legata all’ultimo respiro. Questo perché non è detto che morire sia la fine di tutto, ma potrebbe essere l’inizio di qualcosa di migliore e ben più duraturo. Le origini risalgono al secolo scorso, precisamente al 1934, quando lo scultore locale Stan loan Patras, iniziò a pensare a quando sarebbe morto e si mise al lavoro. Cominciò dunque a decorare la propria sepoltura scegliendo il legno di castagno e influenzando molti altri che in poco tempo ne seguirono l’esempio. Questo moltiplicò tale scelta nel giro di una manciata di anni e, ad oggi, la tomba più nota è quella di Dumitru Holdis, le cui miniature in legno vengono addirittura vendute come souvenir. Nel cimitero le croci in legno non sono mai semplici, ma vengono tutte intagliate e colorate con tinte accese e sulle lapidi compaiono frasi umoristiche. Oggi se ne trovano almeno ottocento e sembra di trovarsi in pratica in una galleria d’arte a cielo aperto. E non è finita qui: gli epitaffi sono raccolti nel libro “Le iscrizioni parlanti del cimitero di Sapânta” scritto dal professor Bruno Mazzoni, per non perdersi nulla delle curiose parole dedicate ai morti e per sdrammatizzare un processo inevitabile, ma temuto.

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