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Roma. Furti, rifiuti e tombe fagocitate dal verde selvaggio: al Cimitero Flaminio nessuno riposa in pace.

Il Cimitero Flaminio soffoca tra abbandono e incuria. Il camposanto di Prima Porta, 140 ettari di estensione con 37km di strade interne, considerato un capolavoro di architettura cimiteriale contemporanea, è un monumento al degrado. Fuori i venditori di fiori abusivi a fare concorrenza sleale ai fiorai regolari, auto depredate o danneggiate. Dentro i predoni di metalli e di fiori che si accaniscono su tombe e loculi facendo razzia di boccioli e oggetti lasciati in dono ai propri cari. Numerose poi le denunce su scippi e furti. Ma non solo insicurezza. Il Cimitero Flaminio è una vera e propria terra di nessuno: strade tanto dissestate da costringere le linee bus a servizio dei lotti a cambiare percorsi; lunghi periodi, tra cui quello di novembre, mese della commemorazione dei defunti, a secco; servizi igienici fatiscenti o inutilizzabili, cura del verde inesistente. Lo sanno bene amici e familiari in visita ai propri cari: nel cimitero di Prima Porta è il degrado a farla da padrone. Incuria dilagante che in alcuni angoli non permette nemmeno di raggiungere la tomba desiderata: è il caso di coloro in visita a chi è sepolto a terra. I campi sono talmente incolti che le lapidi risultano completamente fagocitate dal verde selvaggio: impossibile leggere nomi, scorgere un particolare per il riconoscimento o camminare senza difficoltà per lasciare un fiore o recitare una preghiera. Su verde, decoro e manutenzione, prima necessariamente straordinaria, poi ordinaria, nulla è dato sapere. Così tra degrado, incuria e addirittura rifiuti ingombranti abbandonati, a Prima Porta nessuno riposa in pace.

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